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Visualizzazione dei post da agosto, 2019

T’ho guarda … un pentimento!

T’ho guarda … un pentimento! Un pentimento del cazzo, una lacrima di coccodrillo del cazzo, un calcio nel culo che nessuno ti darà. Sei durata 3 giorni, poi è arrivata una serata alcolica alla quale hai resistito e ti sei svegliata dicendo “eh però che brava sono stata, ho resisito! Mi merito un premio: gli scrivo!” e fanculo codice del silenzio … Avessi avuto almeno un argomento, una scusa decente, niente, solo baggianate, inutili, superficiali, che non ti cambiano un cazzo. Ed ora? Ora pure la beffa, perché ovviamente, uno che non si fa sentire da giorni è perché NON vuole farsi sentire e quindi non risponde. E non risponderà fino a sera, sicuro! Sicuro perché gli uomini sono coerenti, non sono instabili, non hanno sbalzi d’umore, non sono degli insicuri di merda come te. Non sentirti in colpa: hai fatto tutto da sola e sapevi che saresti stata così. Quel rilascio immediato di euforia e adrenalina, seguito da merda che mi accompagnerà per giorni. Bel lavoro … proprio un bel lav

Anni sì, anni no, anni così così, anni di merda.

Mi sveglio leggera, di peso e di testa. Sono sopravvissuta all’onda di vomito esistenziale di ieri sera. Ho fatto cose a casa, non mi sono forzata in niente, ho cercato di capire cosa potesse darmi sollievo. Ho vinto: ho guidato (che mi piace sempre, mi dà quell’idea di fuga) e poi ho camminato, tra i meleti. E ho pensato che forse correre non mi dà più la gioia di una volta perché corro in città e non più nella natura, tra quei filari simili, dove orientarsi mi riesce solo dopo anni e annidi allenamenti. Devo riprendere a correre nei meleti. Ho camminato in sandali, neanche la fatica di mettere la scarpa chiusa, ho camminato cantando, piangendo, perdonandomi. Più aumentano i giorni di silenzio, meno mi sento in “attesa”, più mi è chiaro che non tornerà, questa volta non tornerà. Quando ho finito di camminare ho ripreso la macchina, questa volta ho messo canzoni per sentirmi a casa e niente mi fa sentire a casa come una canzone dei Modena City Ramblas da cantare a finestrino abbas

Che tenerezza mista a pena

Che tenerezza mista a pena. Tutte quelle regole che ti sei data, che hai in qualche modo congeniato a tua tutela non servono. Non serve rispondere solo la sera tarda … perché nessuno ti ha scritto. Non serve evitare le chiamate durante i viaggi … perché nessuno ti ha chiamato. Che tenerezza mi faccio. Anche un po’ pena, nel vedere gli svarioni mentali che ti colpiscono, le menate che ti affliggono, le congetture che immagini nel tuo mondo surreale. Tutto finto. Tutto finzione. E’ rimasto fedele a quello che aveva scritto “non aspettarmi come compagno”. Ok, c’è stato un calo di mutande e di coerenza meno di 24 ore dopo, magari solo perché io ho proposto i 15 minuti di silenzioso abbraccio. Che altra idea divinamente geniale, 15 minuti di silenzio e abbracci, che in 3 minuti era diventato un massaggio-abbraccio, in 5 minuti era un massaggio-abbraccio-limono duro e in meno di 15 minuti eravamo uno nell’altro, con i corpi piacevolmente incollati dalle temperature miti di fine agosto.

Regole pratiche anti Emmelle

Non è facile stare con quello che c’è. Non è facile guarire le ferite, lavorare su di se per cambiare, accettarsi. Accettare di non occupare così tanto spazio nella vita altrui, accettare che si … potresti restare sola così per il resto dei tuoi giorni. Accettare di avere una vita che sembra diversa da quelli di molti altri. Accettare, perdonarsi, piangere anche se serve, se aiuta a sfogare. Ma di base stare con quello che c’è ed essere grata. Chissà magari divento monaco buddista a forza di stare così sola e distaccata dal mondo. Forse davvero divento un profeta, mi arriva l’illuminazione. Forse non riuscirò pi a stare nel mondo frivolo e superficiale, dopo tanta pulizia da quello che non serve. Diventerò una disadattata? Lo sono già forse, ma così mi sembra di peggiorare. Certo sto bene. Sono sola ma mi sento meno sola di quando faccio mille cose, ho l’agenda piena di impegni e arrivo a sera distrutta, con la pancia pinea di schifezze e insoddisfatta. Sola ma contenta e mi fa paura

Il cuore ce l’ho messo

Io il cuore ce l’ho messo. Come sempre. Ce l’ho messo nelle parole, nei gesti, nelle attese, nelle telefonate, nella speranza delle congiunzioni astrali, nei riti voodoo con i pupazzetti. Vogliamo parlare dell’amore che ho messo nel podcast messo in piedi alla veloce, fino a mezzanotte, perché fosse pronto per il suo rientro e dopo 3 gg non l’ha ancora ascoltato? Mi sembra una cosa così figaaaaaa, ma quanti uomini possono vantare di avere una donna che registra podcast per intrattenere il suo uomo in viaggio?? Quanti cazzo di uomini ci sono?? E quante cazzo di donne hanno un’idea così geniale e amorevole per tenere compagnia al proprio uomo? Io ci ho messo amore e per questo sono serena e grata. Per questo ripenso ai momenti felici, a volte strappati con violenza più che con amore, però poi sono stati momenti felici. Per questo devo imparare a mettere amore ovunque. In tutto quello che faccio. E’ l’unico modo per stare bene, per godere delle cose che ho. Per stare nel bello e nel

Coltivarsi

Era nell’aria. Più ancora che nell’aria era nella pelle (e nella palle), nel nervosismo che non riuscivo più a contenere, nelle parole che scaraventavo fuori dalla bocca e fuori controllo. E’ vero, questa cosa succede quasi sempre in pre mestruo, ma è comunque quello che sento, quello che vivo, che percepisco … da un anno. Da un anno le stesse orrende sensazioni, quindi va bene così. Il bello di lasciare un uomo dopo che avevi già detto a tutti che vi eravate lasciati, è che all’apice del dolore e della consapevolezza di aver chiuso il capitolo, non devi più spiegazioni a nessuno, nessuno ti chiede di lui perché hanno smesso di farlo mesi fa. Meno ne parli, meno rivivi la delusione e l’amarezza del fallimento. Codice del silenzio: di nuovo e come sempre. Codice del silenzio con i suoi alti e bassi, con le voglie che verranno di scrivergli, le speranze di sentire la sua suoneria personalizzata. Codice del silenzio, la liberazione del telefono per i prossimi 5-8 giorni, poi lentamente

Ondata di rabbia numero 2 della giornata

Ondata di rabbia numero 2 della giornata. Se vuoi lavorarci .. lavoraci, interrogati, ma poi mollaci, che abbaiare stanca! Lavoraci, scava se devi scavare, ma non restare troppo a lungo sul fondo, che poi ti crolla tutto addosso. Cosa ti muove dentro? L’invidia nel sapere che altre hanno un uomo? L’invidia nel sapere che altre hanno un uomo che non gli piace, ma se lo fanno andare bene e in qualche modo resistono?!? L’invidia nel non avere cura nei rapporti, nell’”usare” le persone quando serve? O al contrario l’invidia nel vedere che gli altri se ne fottono e vanno dritti per la loro strada, senza preoccuparsi di niente? Il dispiacere di scoprire che non occupi poi tutto lo spazio che pensavi nella vita degli altri? Forse un insieme di tutte queste e chissà .. magari scavando ne escono altre. Intanto resta concentrata sul tuo, pensa che tu sei brava, che te la cavi benissimo da sola, che sia fare tutto, specialmente le cose che ti ami: andare per monti, sciare, viaggiare, far

Cordiali fanculi

Che idiota! Mi sono fatta di nuovo agganciare emotivamente da quel pirla. Non son cazzi miei e soprattutto non voglio avere a che fare con un idiota incoerente che si racconta un mucchio di cagate! Era già qualche sera che si finiva sempre a parlare di quello … idiota idiota idiota … torna tutto come prima e tu ancora a sperare! Vaffanculo! Due mesi buttati nel cesso, due mesi passati a tenersi a distanza, per poi tornare alle solite. Che rabbia! Sono un’idiota, ma non mi arrendo. Ricomincerò, con il codice del silenzio, con l’allontanamento volontario, con una vita fatta di cazzi miei, con i sogni di merda riposti nel cass(on)etto dell’immondizia. Fanculo, che rabbia. Poi per fortuna c’è Miao e con lui tutto torna nella giusta prospettiva: non sono cazzi miei, non mi va bene, allontanarsi da tutto. Da tutti quelli che succhiano, che elemosinano, che rubano da me. E non per presunzione, semplicemente perché loro non ne hanno. Perché K senza me, con la mia auto, senza me che guardo i